Affrontare una crisi sconvolgente come opportunità straordinaria e costruire un ecomuseo nel pieno della Laguna di Venezia. Prendere la rincorsa nel 2020 di lockdown pandemico aggiornando struttura e direzioni, stringendo partnership e vincendo bandi; e saltare nel 2021 realizzando i progetti disegnati, adottando nuovi strumenti e inventando altro ancora.
A 20 anni dall’apertura ufficiale del museo, a 10 anni dalla nascita della sua community online e a 5 anni dalla creazione dell’ampio orizzonte dei Lazzaretti Veneziani: abbiamo preso in mano tutto, valutato i dati e moltiplicato le iniziative, ascoltato la comunità, i partner e i media, che hanno evidenziato il ruolo del progetto come chiave di interpretazione della realtà e punto di riferimento territoriale.
Abbiamo quindi reimpostato l’intero progetto quarantennale dei Lazzaretti Veneziani, riunendo in ecomuseo i tanti contenuti e iniziative sviluppati fra storia e ambiente, e illuminando la partecipazione quale sua terza forza. Per farlo, abbiamo creato una nuova identità visiva, un nuovo website unitario, le prime due videoguide, il primo kit digitale per le scuole, i nuovi promo e depliant. E abbiamo valorizzato il patrimonio che avevamo, dando all’ecomuseo il centro di ricerca e media (ed omonimo magazine digitale) “La Biblioteca delle Isole”, il festival diffuso “Civiltà sull’Acqua”, i progetti territoriali “F’Orti” e “Cento Cippi”, la formazione sui cambiamenti climatici di “Climax Change”.
Un’azione diversificata e larga, secondo l’anima pionieristica di questa rinascita insulare non profit. Una nuova dimensione, grande ma semplice per avere maggiori possibilità, raccogliendo le azioni e persone di un’avventura lagunare unica, cominciata nel 1977 attorno alla rinascita dell’isola del Lazzaretto Nuovo. Una digitalizzazione coi piedi ben piantati nella nostra terra in mezzo all’acqua, determinante per il prosieguo del progetto: strumento fondamentale per il lifelong learning e lo sviluppo partecipato che ci contraddistinguono, anche attraverso le “reti lunghe” che ormai collegano l’ecomuseo a migliaia di persone in tutto il mondo, la cui attenzione non è solo finalizzata alla visita sul posto, ma a un più ampio sostegno e rapporto di curiosità e di studio.
Si può lavorare spingendo al massimo fantasia, sperimentazione e molteplicità anche nel piccolo; puntando sul genius loci e sulla crescita fisiologica, tenendo occhi e orecchie aperte, credendo nelle idee, nei metodi e nelle persone, e …divertendosi. Anche con un museo!